14 luglio 2022

LA RELAZIONE COME CURA PER AIUTARE LA NOSTRA CASA COMUNE A GUARIRE!



By Fabiana Ceravolo

    Di fronte agli avvenimenti attuali di degrado ambientale, di guerra, di terrorismo, della cultura dello scarto e dell’indifferenza, di una politica che sembra aver smarrito il compito di amministrare il Bene Comune per tutti i cittadini e non per pochi eletti, una Chiesa che fa difficoltà ad uscire e raggiungere le periferie, vogliamo porci una domanda: può la spiritualità, di fronte a tutto questo malessere, apportare la guarigione a questa nostra casa comune? E se sì: come?

    Prima di tutto dobbiamo considerare che qualsiasi spiritualità si fonda su una teologia e un’antropologia specifica, ossia su un modo di vedere e concepire l’essere umano. Papa Francesco ci mostra, nel primo capitolo dell’Enciclica “Laudato sì”, come un tipo di teologia portata avanti fino ad oggi non è riuscita a venire in aiuto nella formazione di una struttura societaria aperta alla cultura della Pace e ad una ecologia integrale, in quanto non incarnata alla realtà attuale. La visione dualista, oppositiva e frammentaria ha portato a una separazione e frammentazione interna all’essere umano stesso e conseguentemente a una separazione dall’altro e dal trascendente.

    Oggi ci troviamo in fase di cambiamento: la teoria oppositiva/dualista sta al suo tramonto, e assistiamo al sorgere del paradigma della complessità. Si passa da una visione dove la realtà, viene letta e interpretata a partire da un singolo elemento (teoria oppositivo-frammentaria), ad un approccio eco-sistemico dove la realtà va vista e compresa in un insieme di connessioni e interdipendenze[1].

    Nell’enciclica “Laudato sì”, papa Francesco ci mostra come tutto è in connessione, tutto è in relazione e in questa relazione di reciprocità ci esorta ad assumere uno sguardo contemplativo: «Poiché tutte le creature sono connesse tra loro, di ognuna dev’essere riconosciuto il valore con affetto e ammirazione, e tutti noi esseri creati abbiamo bisogno gli uni degli altri» (n° 42). Da notare l’espressione di papa Francesco: tutti noi esseri creati, a significare che non solo l’essere umano, ma tutto il creato è in relazione di reciprocità.

    A partire dal nuovo paradigma, quello dell'approccio eco-sistemico sostenibile, possiamo vedere come tutto è in connessione, tutto è in relazione e, in questa relazione di reciprocità, assumere uno sguardo contemplativo, ossia uno sguardo capace di vedere la realtà nella sua complessità, ma anche nelle sue varie connessioni e correlazioni, dove un piccolo gesto può apportare un cambiamento lontano da noi. Decade così una visione teologico-antropocentrica, che considera l'essere umano al centro, padrone e superiore al creato, a favore di una visione cosmica dove l'essere umano è visto parte del cosmo, in cui è chiamato a divenire custode e amministratore responsabile. Questa visione richiede un cambiamento di mentalità, ossia una metanoia.


FRANCESCO D’ASSISI

    Una delle figure emblematiche nella relazione di reciprocità tra tutto il creato e che può aiutare a capire il cambiamento di mentalità da assumere, è sicuramente Francesco d’Assisi.
    Il passaggio che determinò il suo cambiamento fu l’incontro con il lebbroso, come lui stesso racconta nel suo testamento: «[…] mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi; e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia. E allontanandomi da essi, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza d’animo e di corpo. E poi, stetti un poco euscii dal mondo» (dal Testamento di san Francesco FF 110) [2].

    L’esperienza che Francesco fa è fondamentale, in quanto nella relazione con il lebbroso incontra sé stesso, l’altro e Dio.[3] In quell’abbraccio, in realtà Francesco fa l’esperienza della propria vulnerabilità e creaturalità. In quell’abbraccio, così singolare, Francesco riconosce colui che può riscattare la propria dignità e quella dell’altro, perché Gesù stesso si identifica con il lebbroso. Questo gesto ha aperto Francesco al cambiamento, ossia ad assumere uno sguardo contemplativo della realtà cosmica. Francesco con l’espressione stetti un poco e uscii dal mondo  abbandona il suo modo di vedere e di pensare, proprio del suo tempo, che andava contro al desiderio di fraternità universale che lui sentiva chiamato a vivere.[4] È stato capace di creare comunione e unità con il tutto, nella totalità del suo essere umano, ossia, fare connessione tra il suo essere psichico, fisico, sociale, culturale, intellettuale, economico, affettivo e spirituale in “una relazione tutto/parti”[5] di reciprocità responsabile.

    Quando si considera l’essere umano nella sua totalità, integralità e unicità personale, intellettuale, emozionale, corporea, sociale, culturale, psichica e spirituale, in correlazione alla totalità del mondo e della vita [6] allora ci si rende responsabili per tutto ciò che è stato creato. Questo è quanto ci ricorda Papa Francesco nel capitolo primo dell’enciclica “Laudato sì”: «Un’ecologia integrale è fatta anche di semplici gesti quotidiani nei quali spezziamo la logica della violenza, dello sfruttamento, dell’egoismo. Viceversa, il mondo del consumo esasperato è al tempo stesso il mondo del maltrattamento della vita in ogni sua forma» (n°230).

    Papa Francesco, attraverso la sua visione teologica, nel secondo capitolo dell’enciclica, intitolato “Il Vangelo della creazione”, ci fa comprendere dove si trova il punto su cui lavorare per poter guarire la nostra Madre Terra: le relazioni dentro di noi. Infatti, nei racconti della creazione vediamo che esistono tre relazioni fondamentali: con Dio, con il prossimo e con la terra, relazioni che, secondo la Bibbia, sono presenti in noi stessi. Infatti, secondo un approccio eco-sistemico, l’essere umano è chiamato a fare unità in sé stesso e partendo da questa unità crea unità con il prossimo, con Dio e la terra. Solo sanando la relazione che abbiamo spezzato dentro di noi, saremo in grado di sanare la relazione con il prossimo, Dio e la terra, agendo a favore della nostra casa comune in modo consapevole e responsabile. Qui è interessante domandarsi: “Che tipo di rapporto io ho con me stesso?”, perché il rapporto che avremo con noi stessi lo avremo anche con gli altri; se saremo molto rigidi con noi stessi lo saremo anche con gli altri.

    Dobbiamo imparare ad avere uno sguardo contemplativo che ci aiuti a vedere che tutto è interconnesso, così come ci invita papa Francesco: “Se guardiamo in modo superficiale, al di là di alcuni segni visibili di inquinamento e di degrado, sembra che le cose non siano tanto gravi e che il pianeta potrebbe rimanere per molto tempo nelle condizioni attuali.

    Questo comportamento evasivo ci serve per mantenere i nostri stili di vita, di produzione e di consumo. È il modo in cui l’essere umano si arrangia per alimentare tutti i vizi autodistruttivi: cercando di non vederli, lottando per non riconoscerli, rimandando le decisioni importanti, facendo come se nulla fosse” (Laudato sì, n°59), perché avere uno sguardo contemplativo è il punto centrale per un cambiamento di stile di vita, per un cambiamento etico, quello stesso cambiamento che abbiamo visto in Francesco d’Assisi.

    Dunque, il punto centrale da cui partire per poter cambiare la situazione attuale è avere la consapevolezza che tutto è in relazione, connessione e che ne sono responsabile; è questo sguardo che ci fa divenire agenti di trasformazione della realtà che ci circonda con responsabilità e giustizia.

    Fondamentale è dare l’esatta lettura al testo presentato da Genesi 1,28: “[…] riempite la terra, rendetevela soggetta, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e sopra ogni animale che si muove sulla terra”. Infatti, bisogna considerare il termine dominate non come sottomettere, soggiogare e manipolare, ma come prendersi cura, custodire. L’atto creativo di Dio è pedagogico, ossia donando la libertà all’essere umano, Dio si è posto Lui stesso come custode e non come dominatore: Dio non toglie l’autonomia all’essere umano e non spadroneggia sulle sue creature.

TEOLOGIA INCARNATA

    Bisogna partire dal fatto che Dio stesso è unità relazionale, come ci ricorda la teologia trinitaria, per comprendere che anche il mondo, creato sul modello trinitario, è unità relazionale. Possiamo così dire che nel cuore del mondo c’è il Cristo cosmico: «Una Persona della Trinità si è inserita nel cosmo creato, condividendone il destino fino alla croce. Dall’inizio del mondo, ma in modo particolare a partire dall’incarnazione, il mistero di Cristo opera in modo nascosto nell’insieme della realtà naturale, senza per questo ledere la sua autonomia» (Laudato sì, n°99) e ha lasciato la sua presenza attraverso l’Eucarestia che è «[…] come atto d’amore cosmico […] L’Eucarestia unisce il cielo e la terra, abbraccia e penetra tutto il creato» (Laudato sì, n°236).

    In questa prospettiva di unità relazionale tutte le creature danno lode a Dio e l’essere umano se ne fa voce, con responsabilità sapendo che: «Ogni creatura ha la sua propria bontà e la sua propria perfezione […] riflettono, ognuna a suo modo, un raggio dell’infinita sapienza e bontà di Dio. Per questo l’uomo deve rispettare la bontà propria di ogni creatura, per evitare un disordine delle cose». Così anche la creazione, come sottolinea papa Francesco: «accanto alla rivelazione propriamente detta contenuta nelle Sacre Scritture» (Laudato sì, n°85) si può considerare una rivelazione di Dio. Questo principio fondamentale ci mostra la responsabilità che l’essere umano ha nei confronti della creazione in quanto ne fa parte, essendo lui stesso terra e costituito dagli elementi del cosmo (Laudato sì, n°2).

    Dunque, la corresponsabilità e la correlazione ci apre alla consapevolezza che abbiamo bisogno l’uno dell’altro e ci aiuta a recuperare la vulnerabilità dell’essere umano come aspetto centrale della visione cristiana e etica: ciò che manca è supplito dall’altro.

    Necessitiamo di una teologia incarnata, ossia, che si confronti con la realtà attuale, che si confronti con la novità dell’oggi, che si metta in ascolto. E dunque una spiritualità che nasca da uno sguardo diverso, una capacità profonda di guardare dentro la realtà e vederla con uno sguardo nuovo.

    Possiamo concludere dicendo che la spiritualità può sanare e guarire la nostra casa comune nella misura in cui ogni essere umano si pone difronte ad essa con responsabilità, capace di scardinare la propria mentalità frammentaria e oppositiva e con uno sguardo contemplativo, che sappia vivere relazioni di reciprocità, entrando in una logica di dono reciproco per la costruzione di una cultura della pace.



[1] cfr. M. C. Moraes, Pensamento eco-sistemico: educaçao, aprendizagem e citadania no seculo XXI, Vozes, Petropolis-Rj- - RJ- 2004.

[2] Francesco d’Assisi, Testamento 1, in Fonti Francescane Editio Minor. Scritti e biografie di S. Francesco d’Assisi, Cronache e altre testimonianze del primo secolo Francescano. Scritti e biografie di S. Chiara d’Assisi, Francescane, Padova 1986, 110, 66.

[3] cfr. J.-Y. Leloup – L. Boff, Terapeutas do deserto. De Filon de Alexandria e Francisco de Assis a Graf Dürckheim, Vozes, Petropolis-Rj- 2008.

[4] Ibidem.

[5] cfr. E. Morin, La testa ben fatta: riforma dell’insegnamento e riforma del pensiero, Raffaello Cortina, Milano 2000.

[6] cfr. E. Morin, I sette saperi necessari all’educazione del futuro, Raffaello Cortina, Milano 2001.

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